Alma Olivotto
Nata a Belluno (BL) il 10/02/1941
Residente a Bolzano in via Visitazione 48/b
Cell.: (+39) 340 2432489
Sito: www.almaolivotto.it - Email: olinoss@virgilio.it
RIFERIMENTI UFFICIALI
Scuole frequentate: ITC Cesare Battisti Bolzano, Liceo Artistico serale presso CLS Bolzano
1961 Diploma di Ragioneria - ITC Bolzano
1979 Maturità Artistica - Liceo Artistico di Carrara
Corsi di aggiornamento:
1980 – 1981 Corsi di incisione a Bolzano presso SIABA e a Venezia presso la Scuola Internazionale della Grafica.
Dal 1993 al 2007 Corsi di acquerello a Brunico presso l’Accademia Estiva Internazionale.
Dal 2000 al 2009 Seminari di acquerello a Vienna, Graz, Venezia, Dobbiaco, Merano.
2006 – 2007 Scuola estiva di illustrazione per l’infanzia a Sarmede (TV).
2005 – 2006 Corsi di nudo con Gotthard Bonell, Peter Pellegrini a Bolzano e con Herbert Brunner presso l’Accademia Estiva di Brunico.
Dal 2005 è insegnante di Tecniche dell’ Acquerello presso l’Associazione Artisti di Bolzano
NOTE CRITICHE
2009 OLTREPASSARE L’OPACITA’ DELL’ESISTENTE di Mario Cossali
Alma Olivotto affida ormai da molti anni le sue notevoli possibilità creative all’acquerello. Ha alle spalle una solida formazione culturale ed artistica, grazie alla quale ha affinato la sua tecnica pittorica, partendo dalle basi ineliminabili del disegno.
Con lei ci troviamo di fronte ad una pratica dell’acquerello inteso come una sorta di magica lente che riesce a “forare”, letteralmente, ad oltrepassare insomma l’opacità dell’esistente e a restituircene la profonda intimità o, forse ancor meglio, il segreto.
Il soggetto non è decisivo: montagne, prati, città, persone, animali diventano in ogni caso occasione di indagine, di perlustrazione di spazi, di atmosfere, di attese.
Ed è proprio questa caratteristica della sua pittura, la rabdomantica ispezione di ciò che l’immagine suggerisce, a trasformare la struttura stessa dell’impianto creativo, che finisce per assumere una poetica dimensione informale.
Attraverso la trasparenza, le trasparenze, mezzo e messaggio allo stesso tempo, la pittura di Alma Olivotto ripete le parole del poeta:
…” sotto l’azzurro fitto/ del cielo qualche uccello di mare se ne va;/ né sosta mai: perché tutte le immagini portano scritto:/ più in là! “.
Non è mai cioè definitivo l’approdo della visione, rimanda sempre ad altri sguardi, ad altri approfondimenti, ma, sia ben chiaro, non perché il tratto e la composizione siano per così dire leggeri (come spesso si usa dire dell’acquerello quasi ad assomigliarlo a quel vinello che si ottiene versando acqua sulle vinacce una volta tolto il mosto), bensì per la loro capacità di rappresentare una complessità che razionalmente ed emotivamente non tollera, non sopporta prigioni. La luce che permea la composizione, così come il movimento (per certi versi potremmo parlare di vero e proprio ritmo interno) che spesso viene rappresentato in essa (vedi in modo particolare gli scorci rivelatori di città e le mosse di cavalli in corsa) sono ottenuti sia grazie a sottili variazioni del tono del colore sia alla valorizzazione del bianco, che si intromette nel dispiegarsi delle forme.
Qui, in questa pittura, giunta ad una fase di evidente maturità espressiva e di dominio dei propri mezzi tecnici, si entra nel labirinto della visione non certo per perdersi, ma per ritrovare i sentieri perduti del paesaggio della vita, riflesso dallo specchio di questo o quel luogo, di questa o quella figura
2012 NEGLI ACQUERELLI DI ALMA OLIVOTTO UNA FINESTRA SUL MONDO di Severino Perelda
Ecco “La mia finestra sul mondo”, sembra dire Alma Olivotto nei suoi acquerelli.
Sono ritratti dell’intimità domestica della pittrice, vedute che spaziano sulle case del suo quartiere, architetture urbane che la circondano e compongono il teatro cui si affaccia quotidianamente. Un paesaggio abituale, ma che per lei assume una forte valenza identitaria. Linee e macchie, le une più incise e con tendenza geometrica, le altre con dissolvenze che si esauriscono all’ orizzonte, ma che non hanno la pretesa di rivelare chissà quale eccellenza estetica: per intenderci, non è la stessa che troviamo in un paesaggio agreste o in un rigoglioso mazzo di fiori. No, sono profili urbani, comuni e forse uguali a quelli di altre città, testimonianze di un insieme, di una comunità abitata in cui si concentrano pagine di storia e di vita. Ed è proprio questo che li rende poetici, perché sono una forma di neorealismo che si distacca dai canoni del “bello” standardizzato per riportare lo sguardo sull’ esistenza. Vissuto comune, se vogliamo, dal quale nasce un’ esigenza artistica che va oltre la sola rappresentazione, ovvero quella di interpretare le luminosità, nella sintesi di pochi segni, nelle macchie, nelle dissolvenze. In altre occasioni abbiamo visto Alma Olivotto raccontare la maestosità delle cime alpine, “palazzi” monumentali della natura, certamente meno provvisori delle case di un quartiere di città. Nei dipinti di questa mostra presso la galleria dell’ Associazione degli Artisti, troviamo impressioni e atmosfere che altrettanto ci appartengono. Come ci appartengono certe vedute non più ambientate fuori dall’ uscio di casa, ma più universali e condivisibili dal grande immaginario collettivo. Sono quelle in cui la pittrice evoca Venezia nei suoi angoli scoperti, decantati e riscoperti, vedute classiche ma sempre inedite e contemporanee di un luogo visibile da un’ altra finestra, quella dell’ anima. Sono angoli e scorci estemporanei, visioni antiche ma sempre nuove, suggestioni preziose di una città “irrinunciabile” per chi sappia usare l’ acquerello.