Celestina Avanzini

 

Celestina Avanzini
Celestina Avanzini è nata a Parma nel 1947. Artista nel senso più ampio del termine, già da bambina si dedica alla narrativa ed alla poesia; adolescente, durante un soggiorno a Parigi, inizia a dipingere, affascinata dall’incontro con l’arte. Si laurea in Sociologia e si specializza in Psicoanalisi, proseguendo parallelamente la formazione artistica in disegno e figura presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze e in grafica presso l’Istituto di Grafica di Venezia e Merano. Espone dal 1979 ottenendo numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali per la scultura e l’installazione, la pittura e la grafica multimediale. Riceve premi per racconti e poesie. Dal 1990 sviluppa una tecnica pittorica originale, avvalendosi di medium fotografici e digitali, che espone in gallerie, eventi fieristici e musei. 
Inizia con il ritratto, ad olio e a matita, ma già dalla prima esposizione si avventura nell’informale, alla ricerca dell’espressione di concetti, pensieri, vissuti. Il mondo interiore diventa il tema , mai fine a se stesso, perché connesso alla riflessione filosofica, alla politica dell’esperienza, all’astrazione. Nascono così le prime opere di ricerca grafica, le installazioni, le sculture; si fa strada l’esigenza di uscire dal limite del quadro per poi tornarvi liberi. Grafica, fotografia, pittura divengono installazioni multimediali, come sculture di materia e luce; sempre più il tema si orienta ad un’ecologia dell’universo, anche nel prediligere i soggetti deboli, come nel ciclo “aurea apprehensio” dedicato all’amore di un cane, o in “the rose line” in cui viene rivisitato il ciclo dell’eros femminile, dalla madre alla bambina.
«Celestina Avanzini è autrice interdisciplinare di pitture, sculture e di installazioni. Nel suo lavoro opera tramite cicli tematici, esprimendosi in una concettualità astratta che si concretizza attraverso una ricerca sulle cromie primarie. 
Nella pittura si esprime con passaggi e stesure ampie e corpose, di assoluta non forma, dove la mano si muove con sicurezza per trasferire sul supporto la forza viva di una meditazione. Nelle sue più recenti sperimentazioni attua una pregnante manipolazione visiva sulle immagini fotografiche. La sua concettualità non è né ermetica né fredda, e tanto più diventa significante quanto più si allontana dal riconoscibile: questo avviene nelle composizioni dove l'intervento su un'immagine fotografica ha funzione di cancellazione e superamento del suo senso originario. Qui l'uso del colore acquisisce la funzione di celare in parte la visione del fondo fotografico, per cui l'effetto apparentemente contraddittorio della sovrapposizione diventa sottrazione, assenza, e felice assunzione del colore come unico protagonista del racconto visivo.» Paolo Levi
Un lungo ciclo è dedicato dal 2008 in poi al tema della morte: “anima mundi”, “azzurro coma”, “i dragonauti”, “la pesatura”.
Continua con una critica, tuttora in essere, al contemporaneo, in “il lupo e il poeta like Facebook” e “il lupo e il poeta”…

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