Jette Christiansen

 

Biografia Jette Christiansen: Nata in Danimarca, Jette Christiansen ha trascorso otto anni a Vienna, dove ha svolto studi medici e di interior design. Dopo il matrimonio nel 1970 si è trasferita in Alto Adige, dove vive ed opera. Ha lavorato per molti anni nell'ambito dell’educazione degli adulti, ha una formazione in servizi medico-sociali, ha lavorato a lungo nella sanità pubblica. Solo più tardi (dal 1987) ha sviluppato la sua vera vocazione di pittrice conseguendo l'attuale padronanza. Suo maestro è stato il conosciuto pittore altoatesino Gotthard Bonell

Il 31 maggio alle ore 19 nel Centro culturale Lanserhaus di Appiano si inaugura – in collaborazione con il comune di Appiano ed il Südtiroler Künstlerbund – la mostra dell’opera di una vita di Jette Christiansen (durata fino al 24 giugno). Danese di nascita, in otto anni della sua giovinezza JC ha compiuto una formazione professionale di medicina a Vienna collegata a studi di architettura d’interni, e vive oramai da 48 anni in Sudtirolo.
È stato l’amore a condurla da queste parti diventando moglie di un sudtirolese (cognome Lauggas) e madre di due figli. Ha trascorso in seguito molti anni nel campo dell’istruzione per adulti e come impiegata fissa nel settore socio-sanitario del servizio sanitario pubblico.
Soltanto più tardi ha ceduto alla sua vocazione di pittrice e ha sviluppato il suo stile di oggi, inizialmente accompagnata  da Gotthard Bonell. Ha organizzato numerose mostre nel paese stesso e all’estero. Questa retrospettiva nel contesto della mostra di Appiano può essere considerata il culmine della sua attività artistica. JC è nota come pittrice artista dei colori. È una caratteristica unica della sua arte di riuscire a risvegliare con il suo colorito davanti al nostro occhio interiore l’”anima” nascosta nelle cose cosiddette “reali” e di indurci a sperimentare una vista più profonda su ciò che altrimenti superficialmente crediamo di scorgere come “mondo reale”. Su questa base i suoi colori inducono ad un’esperienza meditativa irresistibile per chi è disposto ad abbandonarvisi.
Gli oggetti dipinti – sia natura o paesaggio, albero o vetro –, spesso in forma di natura morta, rimandano al mistero della vita che in essi opera ed evoca le apparenze. Questo mistero non è pronunciabile, ma è visibile e tangibile nel cosmo dell’arte figurativa delle tinte di JC. Questa impressione nei e dai quadri di quest’artista è profondamente struggente ed inesauribile, raggiunge sempre maggiore profondità e si rinnova continuamente per chi se lo concede.
Negli ultimi tempi JC ha sviluppato una nuova pittura insieme figurativa ed astratta in grado di risvegliare nello spettatore un mondo spirituale che sembra aver soltanto aspettato l’artista per essere scoperto. Tanto più affascinante è questa mostra retrospettiva di JC.

Reinhard Gutmann
Traduzione dal tedesco di Ingo Pohn-Lauggas

 

Jette Christiansen e le sue fiabe marine e polari

avvicina l’orecchio alla conchiglia - ci dicevano da piccoli - sentirai la voce del mare. e noi ci credevamo e la sentivamo davvero. così accostando l’occhio a qualche tela di jette - sentiamo e vediamo la voce del mare - trasmessaci da quelle sue conchiglie. ma come mai jette christiansen ci sa raccontare le favole? forse per il cognome della madre - che è andersen. e allora vediamo la sirenetta nel porto di københavn che accovacciata guarda verso il mare - e leggiamo nei suoi occhi sognanti un’ansia di tuffar visi. per nuotare verso quali mete? Forse mete lontane - per noi quasi irraggiungibili - l’ultima thule sognata dagli antichi. kalaalit nunaat. la groenlandia. kalaalit nunaat - la terra degli uomini. non si tratta della terra minacciosa che i pescatori d’islanda temevano - rileggiamo pierre loti - ma della terra sicura - la terra degli uomini appunto - la terra ferma - non la banchisa polare scricchiolante - la patria degli inuit. e quel suono aleggiante sui ghiacci e suoi mari - kalaalit nunaat - possiede una musica accattivante e morbida - non come il grido sinistro dei bianchi uccelli maleauguranti del gordon pym di edhar allan poe - tekelili - tekelili - che faceva impazzire d’orrore i marinai alla deriva tra le nebbie dell’antartide. kalaalit nunaat - si tratta d’un suono di favola - e le fiabe sono sempre a lieto fine. jette christiansen lo sa - per questo ce le racconta. E son fiabe colorate - proprio come le case degli inuit - rosse gialle verdi blu - come fiori ammiccanti nei prati del ghiaccio perenne. ma per narrare fiabe colorate ci vuole un linguaggio pittorico che non è patrimonio di tutti. jette la parla bene - questa lingua - e la fa capire anche a noi che non la sappiamo. ma jette ce la insegna con le fiabe.

giancarlo mariani marzo 2004

 

 

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